(Ultimo aggiornamento: 13/6/2024)
Il turismo off the beaten path va molto di moda in questi ultimi anni. Si mira a visitare posti alternativi, la natura incontaminata, evitare affollamenti, file, ricchezze e dedicarsi più che altro alla scoperta della vera vita locale.
Ecco no, ad Haiti non sono andata alla ricerca di questo turismo di nicchia molto fashion. Il mio è stato un turismo un po’ forzato, ma lo considero un’avventura turistica discretamente estrema!

Perché fare turismo ad Haiti?
Sono stata ad Haiti per un viaggio di volontariato. Ne ho parlato in un post che ho voluto chiamare “Haiti non è un paese per vecchi”, perché questa è la nazione con l’aspettativa di vita più bassa del continente americano.
In quei giorni ho scoperto un’isola caraibica così ricca di potenzialità e contraddizioni che mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Ma proprio per questo motivo mi sento di suggerirla come meta turistica a chi, per esempio, è ai Caraibi a godersi il mare o addirittura sulla stessa isola, dall’altra parte del confine, nella Repubblica Domenicana.
Con la nazionalità italiana, si può ottenere il visto turistico direttamente all’arrivo in aeroporto o al confine con la Repubblica Domenicana. Se volete sentirvi più sicuri, comunque, richiedetelo all’ambasciata haitiana prima di partire.
5 posti da visitare ad Haiti
Ma arriviamo al punto: se vado ad Haiti, trovo solo povertà, macerie e colera?
Certamente no! Il turismo ad Haiti è latente, ma c’è! Eccovi qualche idea.
1. Siamo su un’isola caraibica: iniziamo dal mare!
Le coste della Repubblica di Haiti non sono curate come quelle delle isole vicine. Bisogna quindi approcciare la vita da spiaggia in punti precisi della costa. Molti hotel e resort hanno accesso a tratti privati al mare. Questi pezzetti di costa e spiaggia vengono quindi puliti, mantenuti e sicuri.

Io sono stata all’Ocean View resort: è piccolino con piscina, ristorante, patio ombreggiato, campo da tennis e, ovviamente, la spiaggia con l’accesso al mare.
Come in tutti gli altri resort e alberghi della zona, si può entrare e godere di tutti i comfort pagando un prezzo d’accesso giornaliero.

2. Jacmel
Sulla costa sud c’è una meravigliosa città coloniale, sito dell’UNESCO. Jacmel è caratterizzata dall’architettura delle case in tipico stile gingerbread (pan di zenzero), alcune delle quali risalgono al XIX secolo e non sono praticamente mai state ritoccate.
E’ stata la prima città caraibica raggiunta dall’elettricità nel 1925 e per questo motivo si è guadagnata il soprannome di “City of Light” (Città della Luce).

Ci sono bar e ristorantini e un lungomare con qualche accesso all’acqua. Sconsiglio di nuotare o fare snorkeling in aree che non facciano parte di un albergo, perché il mare e, soprattutto, la sabbia, non sono mai molto pulite.
Jacmel è stata parzialmente distrutta dal devastante terremoto del 2010. Purtroppo non è ancora del tutto ricostruita (ci sono stati altri brutti terremoti anche in tempi più recenti, che non hanno certo aiutato!), alcune case e palazzi sono ancora pericolanti e lasciati un po’ a sé stessi. In tutta Haiti la considero comunque una delle città più accessibili e preparate al turismo sia locale che internazionale.

3. Il Bassin Bleu
Un’altra bellezza naturale è il Bassin Bleu, una serie di bacini di acqua dolce, collegati da cascate e circondati da una rigogliosissima boscaglia.
Si paga un biglietto di entrata e si è più o meno forzati (se non per legge, per insistenza) ad avere una guida che accompagna i visitatori nel percorso. La via da seguire è discretamente semplice. Ci sono solamente un paio di passaggi complessi che danno significato alla presenza delle guide. Qui infatti armeggiano efficienti con corde per superare dei gradini piuttosto alti solamente abbozzati nella roccia.

Il Bassin Bleu attrae ad oggi prevalentemente turisti haitiani, anche perché raggiungerlo non è proprio semplicissimo. Non è lontano da Jacmel, ma la strada è solo parzialmente asfaltata. Anzi, è curiosamente asfaltata a tratti apparentemente casuali. Qua sì, lì no, poi di nuovo sì, e ora no…

4. Port-au-Prince: il traffico, i supermercati e le case colorate
Capitale del paese, Port-au-Prince, è una città di quasi un milione di abitanti, per metà coperta di baracche. Il traffico è folle, tra strade non asfaltate, l’assenza quasi totale di semafori e una quantità insensata di autoveicoli di vario genere.

La inserisco tra le cose da vedere perché è un’esperienza unica. Ci sono un paio di cose effettivamente turistiche da visitare, ma secondo me la parte più interessante è proprio “vivere” il delirio cittadino.
Prenotate un autista (non guidate voi!), che probabilmente vi verrà a prendere con un pick-up, e fatevi un giro. Fatevi portare ad un supermercato, per esempio e girate tra gli scaffali. Le merci sono esposte in doppio prezzo: Gourde haitiane e Dollari haitiani (che non esistono!), ma potete pagare anche in dollari americani. Geniale.
Ci sono interi quartieri, come Jalousie, di “casette” coloratissime arrampicate sulla collina. C’è il quartiere dove vivono gli expat e i ricchi haitiani, con villette, piscine e negozi occidentali. Ci sono le baracche e i mercati, mercati ovunque.

5. La Cittadella di Cap-Haitien
A nord del paese si trova Cap-Haitien, chiamata anche Le Cap, la città più grande della regione. Non ci sono stata, ma la cito perché qui vicino si trova la Citadelle Leferrière, che è sito dell’UNESCO dal 1982.
Si trova a una trentina di Km Cap-Haitien, ed è la fortezza più grande del continente americano. Fu costruita all’inizio del XIX secolo a 900 metri d’altitudine ed è stata di fondamentale importanza per mantenere l’indipendenza appena proclamata dalla Francia. Era dotata di più di 30 cannoni e cisterne per contenere provvigioni per 500 uomini per almeno un anno intero.
Arte e souvenir
Gli alberghi sono spesso gettonati da venditori ambulanti che si appostano all’entrata aspettando che qualcuno entri o esca. A Port-au-Prince c’è un mercatino dedicato proprio all’artigianato, in centro, vicino al Musee du Pantheon National Haitien, il museo della storia di Haiti.
Vendono tutti più o meno le stesse cose o con lo stesso stile. Mi hanno spiegato che c’è un’associazione che “gestisce” gli artisti e li aiuta a vendere e promuovere i loro pezzi. Non so bene in che termini questo accada. Spero non ci sia eccessiva speculazione, ma è impossibile da sapere.
L’artigianato di cocco e legno è ben fatto. Ci si trovano piatti, attrezzi da cucina, statuine, cornici, gioielli…
Similmente alla Repubblica Dominicana, l’arte naïf è il principale stile di pittura. Le tele rappresentano quasi sempre persone, stilizzate e coloratissime. Io le trovo incantevoli. Non sono tutte meravigliose, ma ce ne sono talmente tante che qualche tesoro si trova sicuramente, ce n’è per tutti i gusti.

Sicurezza
Haiti è presa in poca considerazione dal turismo di massa anche a causa dell’allarmismo che spesso la televisione diffonde.
La pelle bianca è automaticamente associata alla ricchezza e, spesso, alla sprovvedutezza. Si diventa quindi facili prede. Ma come in tanti altri posti in tutto il mondo, bisogna soprattutto usare la testa e stare attenti. Gli alberghi hanno solitamente guardie all’entrata. Per andare in giro, uscite in gruppo e/o con un autista. Come in qualsiasi quartiere un po’ losco del mondo, non sfoggiate macchine fotografiche, cellulari, gioielli e portafogli.
Detto questo, divertitevi!

Ti potrebbe anche interessare:
Storie da Haiti: racconti e fotografie
Impressioni di un viandante: Haiti non è un paese per vecchi
Tutte le immagini in questa pagina sono di proprietà dell’autore e quindi protette da copyright.
Alcune possono essere comprare su Shutterstock, 123RF e Dreamtime.
Massimo Samperi
Mi é piaciuto, diretto, semplice e con notizie molto utili per stuzzicare la curiosity e poi approfondire.
Brava.
The Lady
Grazie mille! 🙂