[Ultimo aggiornamento: 02/05/2024]
“400 km non si possono certo considerare una road trip!” penseranno quelli che non sono mai stati in Africa…
Mi trovavo nel nord del Mozambico, a visitare la mia fantastica amica A. che regalava qualche mese della sua vita ad una clinica privata gratuita a Pemba. Con K., un’infermiera volontaria nella stessa clinica, abbiamo deciso di esplorare L’Isola di Mozambico, un’isoletta dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità che ci era stata descritta come un angolo di paradiso.
Turismo in Mozambico for dummies: come raggiungere Ihla de Mozambique, a 400km da dove ci troviamo?
Spostarsi all’interno del paese è complesso.
Le vie principali, come in molti altri stati africani, non sono mantenute con gran cura e spesso si presentano come semplici strade a due corsie con, ad essere fortunati, una linea sbiadita al centro. Passano per mille cittadine e villaggi di capanne, dove adulti, bambini e animali attraversano all’improvviso senza farsi troppe domande.
Ci sono dei bus, certo, ci siamo informate. Costano anche poco. Ma sai quando parti (e a volte manco quello) ma non sai quando arrivi. L’autobus in questione, tra l’altro, partiva alle 5 del mattino dalla “stazione dei bus”, il che voleva dire prendere un taxi (che potresti non trovare) e poi cercare un altro passaggio una volta scese dall’autobus per l’ultima tratta di strada. Il tutto era fattibile, ma francamente un po’ rischioso da un punto di vista organizzativo.
Ma siccome le due fanciulle che viaggiavano con me sono meravigliose, avevo un sacco di amici locali. E la proprietaria di un ristorante cinese ci ha offerto il suo nuovo e scintillante pickup. Così, aggratis.
E così un giovedì qualunque partiamo per una road trip improvvisata nel Nord del Mozambico, col nostro pickup nero, per raggiungere un’isoletta nell’oceano indiano.
Come si viaggia sul pickup “like a pro”
I primi a salire si accomodano nell’abitacolo del pickup, ovviamente. Raggiunto il numero di trasbordo dei passeggeri (che non dipende dal numero dei sedili, ma da quanto la gente riesca a stringersi in quello spazio), si passa a riempire il retro del pickup, che per questa ragione è quasi sempre scoperto.
Su quelle strade spesso non asfaltate (ma che anche quando lo sono non è che siano propriamente lisce) stare seduti sulla lamiera metallica non è il massimo della comodità, anche se solitamente gli spostamenti sono brevi. I posti migliori sono quindi quelli in piedi appena dietro all’abitacolo, aggrappati alle barre di metallo per mantenere l’equilibrio e non volare via.
E io ho voluto provare l’ebbrezza del viaggio alla mozambicana!

Per un giorno lascio il comfort e l’aria condizionata in favore di un posto che in Europa sarebbe illegale utilizzare.
Oggi ho vinto.
In linea di massima, in Mozambico i bianchi sono ricchi. E se hanno un pick-up spocchiosisismo come il nostro, hanno anche l’aria condizionata. I mozambicani che mi vedevano viaggiare nel retro del pickup, in piedi, da sola, tutta sorridente e soddisfatta, non si capacitavano del perché. Ne ho visto più d’uno farsi una bella risata o invitarmi a gesti a sedermi accanto a loro, sul loro furgoncino scassatissimo lanciato nel sorpasso.
Come affrontare le strade africane
Le provviste sono importanti nei lunghi viaggi in macchina. Soprattutto per una road-trip in un posto dove le strade non danno molte certezze, come in Mozambico, appunto.
La spesa si può fare al mercato prima di partire o in uno dei tanti villaggi di passaggio. Frutta come non ci fosse un domani! Banane, arance, papaie…. Oh, le papaie…. Le papaie mozambicane non hanno paragoni, Signore del Monte levati proprio! Ma capita anche che, fermandosi un momento al lato della strada, il veicolo venga accerchiato da gruppetti di venditori ambulanti che oltre alla meravigliosa frutta, offrono pannocchie arrostite, pane di dubbia provenienza, badjia (una sorta di frittelle di fagioli) e nutrienti uova sode accompagnate da un cartoccino di sale! Avantissimo.

Sulla strada si vede e si incontra un po’ di tutto, iniziando dai i classici stereotipi africani: gente che trasporta qualsiasi cosa in equilibrio sulla testa, lavaggio dei panni al fiume, bellissimi accostamenti di terra rossa e capanne di legno e sguardi curiosi al nostro passaggio. Abbiamo anche incontrato dei lavori in corso e dalla nostra fresca posizione di “persone con l’aria condizionata” abbiamo pensato “ma sopravviveranno fino a domani ‘sti poveretti che lavorano sotto il sole cocente a mettere pezze all’asfalto?”. Abbiamo lasciato loro un paio di arance che avevamo appena comprato, ma quegli uomini sorridenti potrebbero essersi disidratati mezz’ora dopo ugualmente!

L’esperienza più bella è stata dare passaggi alle donne che camminavano ai lati della strada. Queste donne camminano chilometri per andare a fare la spesa nel paese vicino o visitare qualche parente. Altro che road trip in Mozambico! Queste sono le vere avventure, perché spesso non si possono permettere di pagare l’”autobus” di linea, che poi è un furgone scoperto che accoglie tante persone quante riesce a caricarne e si ferma apparentemente a caso a scaricarne altre. Vedi queste donne camminare con i loro pacchi in equilibrio sulla testa e i loro bimbi legati sulla schiena, avviluppati in teli colorati. Sono bellissime.
Ne abbiamo fermate alcune offrendo passaggi nel retro del pick-up, ma non tutte accettano. C’è chi non si fida di queste bianche un po’ troppo gentili, del resto la gente qui scompare fin troppo facilmente. Altre, forse, non devono andare lontano. Ma che bello caricare un gruppetto di queste “mama” e guardarle ridere e salutare le altre donne che superavamo per la strada! Mancava solo che battessero la stecca alle colleghe ancora appiedate!
Abbiamo presto imparato anche il segnale per la fermata (perché ovviamente anche ci avessero detto la destinazione, non avremmo chiaramente avuto la minima idea di dove questo posto potesse trovarsi): due o tre pacche sul lato esterno della carrozzeria della macchina, ed eccole saltar giù dal pickup e andar per la loro strada salutandoci contente.

La destinazione: Ilha de Mozambique
Dopo millemila ore di viaggio, siamo arrivate al ponte dell’Isola di Mozambico: 3 km a corsia unica sul mare. La vista è davvero curiosa: l’isola è vicina alla costa, la si vede in tutta la sua lunghezza. La marea sale e scende in giornata e quando è bassa si potrebbe letteralmente camminare (nel pantano algoso) fino alle spiagge. Se la marea è alta, invece, quel tratto di mare si riempie di barche di pescatori.

E qui inizia la breve vacanza. I bambini che ti in/seguono non mancano mai, le baracche in lamiera occupano metà dell’isola e l’ospedale fa venire i brividi (ho letto che di recente hanno fatto dei lavori di ristrutturazione), ma a differenza di altre aree, su quest’isola ci si sente in vacanza tutto l’anno. Qui gli abitanti sanno che i soldi dei turisti arrivano facili e le vie sono piene di bar, ristoranti, hotel e negozietti. Chiunque riesca a entrare nel business del turismo può guadagnare decentemente anche con piccoli servizi, come affittare le maschere da snorkeling. Certamente non rispecchia il “vero” Mozambico, ma è un bell’esempio di accoglienza e sviluppo Mozambicani.
Un paio di giorni e poi ci aspettano altri 400 km di asfalto-non asfalto, altre mama, altri mercati, altri animali e altri bambini da scansare, ma per ora ci godiamo il mare.

Vi potrebbe anche interessare:
Visita all’Isola di Mozambico
Tutte le immagini in questa pagina sono di proprietà dell’autore e quindi protette da copyright.
Alcune possono essere comprare su Shutterstock, 123RF e Dreamtime.
Chloe
Bellissimo questo viaggio all’avventura! Vi ammiro e, con un po’ di incoscienza, l’avrei sicuramente fatto anch’io! 😀
The Lady
A volte un po’ di incoscienza è necessaria per vivere storie degne di essere raccontate! 😛
Annalisa
Invidia!! Un esperienza fantastica, davvero. Dal tuo articolo traspare la vera vita di queste popolazioni. Chapeau alle donne che vanno a fare la spesa a piedi nelle città vicine!! Quando qui si fanno portare la cassa d’acqua fino sul pianerottolo dal magazziniere del supermercato!! A volte penso che non siamo noi ad essere fortunate, ma sono loro. Donne magnifiche, che nonostante le fatiche camminano sempre a testa alta.
The Lady
Si’, noi siamo viziate e loro fortissime!! Non c’e’ mai una via di mezzo 😛
Virginia
Caspita che avventura! Africa vissuta davvero a fior di pelle… Siete state coraggiose, non c’è che dire: spesso il bello di un viaggio è proprio andare all’avventura…
The Lady
In certi posti, anche semplicemente andare al mercato è un’avventura! Figurati viaggiare ;P